Come ti ritocco le foto dei data center di Google

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Notate niente di strano in questa fotografia? No? Non vi sembra un po’ troppo simmetrica? Tra l’altro dovrebbe rammentarvi qualcosa, in quanto è una delle immagini che ho usato per accompagnare il mio (semplicissimo) booktrailer e illustrare le prime versioni del sito (dei cui post ho inondato su Facebook la pagina di NetCrash e la bacheca di Mark Ellero durante la prima fase del contest letterario BigJump…).

Si tratta delle notissime fotografie, risalenti al 2012, che ritraggono alcuni suggestivi scorci dei data center di Google, (quelli che ovviamente Google ha ritenuto di rendere pubblici, visto che da questo punto di vista la corporation di Mountain View non è mai stata particolarmente prodiga di informazioni).

Ebbene, alcune di quelle immagini sono state pesantemente ritoccate e a volte rese simmetriche da Connie Zhou, una fotografa americana specializzata in architettura incaricata da Google per realizzare tali scatti. Racconta Zhou: “Bello è qualcosa che ha un sacco di simmetria”. E ancora: “Il mio scopo era aiutare le persone a vedere la bellezza dei data center. Mi è stata concessa una certa licenza artistica nell’interpretare le scene, ma Google non voleva che io nascondessi od oscurassi qualcosa”. Oppure: “Tutte le modifiche che ho fatto alle scene erano di natura estetica.”

Ecco, estetica dei data center. La chiave, forse, per interpretare quella notissima galleria fotografica.

A parte le consuete elaborazioni e ritocchi che sono soliti effettuare i fotografi contemporanei (forti del digitale che consente loro miracoli), come l’intensità e il colore della luce e del contrasto, i particolari da togliere o da aggiungere, la fusione di più scatti per farne uno completo (davvero pensavate che quella cala in Sardegna dall’acqua verde e priva di bagnanti che avete visto in quel fantastico catalogo di viaggi fosse proprio così?), Zhou ha operato in maniera più radicale. Ha infatti modificato alcune foto per riempire dei vuoti – clonando alcuni dettagli e incollandoli – o le ha addirittura simmetrizzate ribaltandole a specchio. Ecco un altro esempio eclatante:

g_server

In questo articolo (in olandese) potete godervi alcune interessanti animazioni che illustrano le simmetrie artificiali operate dalla fotografa.

Zhou dice di essere letteralmente “ossessionata dal fatto che ogni cosa” – oggetto di uno scatto – “dovrebbe essere simmetrica”. “Volevo che il risultato fosse bello, e per me la simmetria è bellezza”.

Sul fatto che il risultato sia bello, non ci sono dubbi.

Dunque, non il realismo dei data center, ma una loro idealizzazione (estetica ma anche sostanziale) a scopo comunicativo (o propagandistico?) che si innesta chiaramente nel filone don’t be evil che tanto ha contribuito al successo di Google.

D’altra parte, come mai potrebbero essere malvagi dei data center così belli?

P.S.: però potevano risparmiarsi di ritoccare una foto per infilarci un gruppo di cervi che pascolano di fronte al data center:

g_cervi

La manipolazione dell’immagine è maldestra, si notano copincolla di pezzi di cervi, ombre e fondi sbagliati, ciuffi d’erba duplicati qua e la. Recita la didascalia di Google: “Questa famiglia di cervi si è trasferita vicino al nostro centro di Council Bluffs, nell’Iowa”. Vabbe’…

Approfondimenti

Cakeshop
06/09/2013 – Connie Zhou

Wired
17/10/2012 – Google Throws Open Doors to Its Top-Secret Data Center)

Il mio tweet per l’occasione

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